Durante la mia prima lezione da insegnante di canto, mi è stato chiesto: “puoi farmi un esempio così capisco?”. Credo avessi 26 anni e non volevo insegnare perché non mi sentivo proprio pronto, ma questo ragazzo mi chiedeva fortemente di insegnargli quello che facevo dal vivo, quello che oggi chiamiamo Mixed Voice.
Ciao Carlo S. ❤️ grazie per avermi convinto a farlo, non sarei qui a parlarne ora! In quella occasione ho capito due cose:
1) non si può insegnare quello che non si sa fare realmente;
2) bisogna imparare meglio ed approfondire al meglio, quello che si sa fare!
Penso che l’arte sia così, dimostrativa in ogni suo aspetto, soprattutto nell’insegnamento del controllo vocale, dove l’imitazione e l’induzione sono alla base dell’apprendimento e, purtroppo, non sempre bastano. Se sono un pittore non posso insegnare scultura. Se non mi piace o appassiona la scultura, a maggior ragione, non dovrei parlarne. Infatti, io non parlo mai di Musical o di Canto Classico perché non conosco a fondo i repertori (componente molto importante per insegnarli) e perciò, mi faccio sostenere da professionisti in questo.
Diversamente, se si parla di emissione vocale e registri in tutti gli ambiti o stili, beh…questo argomento mi appassiona tantissimo e lo tratto ben volentieri, anche nelle ricerche che faccio! Peró, diciamo anche che, se ci appassiona l’insegnamento, e in questo siamo onesti, magari cercare di analizzare insieme all’allievo una sua particolare richiesta, si può fare… purché sia chiaro all’allievo che si conosce quell’argomento solo marginalmente. Insomma, come si chiama…onestà intellettuale?! Rispetto per chi ci sceglie? Insomma…i ns allievi siamo noi nel passato. Rispettiamoli come avremmo voluto essere rispettati noi a suo tempo.